Il fatto che da
alcuni giorni avessi voglia di ascoltare gli Smiths doveva essere
presagio di cattiva sfortuna, o per lo meno di quel genere di cose
insensate e inusuali che solitamente succedono a settembre. Ma anche
ad ottobre, perché ormai le stagioni non iniziano e non finiscono
più quando dovrebbero. Sebbene settembre non sia una stagione.
Fatto sta che il mio ex si sposa e sono d'accordo che possiamo intendere la storia come un serpente che si morde la coda, ma questi eterni ritorni mi stanno facendo pensare che il tempo, lo spazio, io stessa, la karma police, le stagioni, gli Smiths e tutto il resto non esistano.
È passato un anno e mentre Matty si trova a São Paulo a bere caipirinha e mettere al dito di qualche brasiliana obesa un anello, io mi ritrovo al punto di partenza.
Un nuovo nuovo inizio in una vecchia università, l'autunno e la mia fatica di vivere.
Tra gli avvenimenti di maggiore rilievo di quest'ultimo periodo figurano l'aver cambiato l'immagine del profilo su facebook e aver scoperto l'eyeliner, per dire. Mi chiedo a questo punto se l'adolescenza finirà mai, se sia possibile una crescita.
Da piccola non avevo voglia di imparare a leggere l'ora con le lancette, sebbene ne riconoscessi l'importanza. "Queste sono cose che succedono da sé", mi dicevo, "senza che tu faccia nulla". Un po' come laurearsi, fidanzarsi o morire.
C'è un elefante molto grande in questa stanza che mi fissa, come a voler dire che dovrei alzarmi dal letto, rimuovere quel mascara da troppi giorni incastrato tra le ciglia e smettere di ascoltare canzoni post-punk, ché settembre è finito e gennaio non è ancora arrivato.
Il problema è che la mossa, l'unica mossa possibile, è restare fermi. Ho già detto e fatto troppo, sarebbe meglio lasciarsi colare addosso gli eventi, come qualsiasi personaggio di Camus farebbe.
L'ora e il luogo giusto arriveranno, e me ne sarei accorta già da molto tempo, se solo sapessi leggere l'ora con le lancette.
Fatto sta che il mio ex si sposa e sono d'accordo che possiamo intendere la storia come un serpente che si morde la coda, ma questi eterni ritorni mi stanno facendo pensare che il tempo, lo spazio, io stessa, la karma police, le stagioni, gli Smiths e tutto il resto non esistano.
È passato un anno e mentre Matty si trova a São Paulo a bere caipirinha e mettere al dito di qualche brasiliana obesa un anello, io mi ritrovo al punto di partenza.
Un nuovo nuovo inizio in una vecchia università, l'autunno e la mia fatica di vivere.
Tra gli avvenimenti di maggiore rilievo di quest'ultimo periodo figurano l'aver cambiato l'immagine del profilo su facebook e aver scoperto l'eyeliner, per dire. Mi chiedo a questo punto se l'adolescenza finirà mai, se sia possibile una crescita.
Da piccola non avevo voglia di imparare a leggere l'ora con le lancette, sebbene ne riconoscessi l'importanza. "Queste sono cose che succedono da sé", mi dicevo, "senza che tu faccia nulla". Un po' come laurearsi, fidanzarsi o morire.
C'è un elefante molto grande in questa stanza che mi fissa, come a voler dire che dovrei alzarmi dal letto, rimuovere quel mascara da troppi giorni incastrato tra le ciglia e smettere di ascoltare canzoni post-punk, ché settembre è finito e gennaio non è ancora arrivato.
Il problema è che la mossa, l'unica mossa possibile, è restare fermi. Ho già detto e fatto troppo, sarebbe meglio lasciarsi colare addosso gli eventi, come qualsiasi personaggio di Camus farebbe.
L'ora e il luogo giusto arriveranno, e me ne sarei accorta già da molto tempo, se solo sapessi leggere l'ora con le lancette.
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